Tieni questo abbraccio, zingara

Avvicinano vittime anziane con la scusa di abbracci e altri stratagemmi e li derubano. In azione anche nella nostra provincia la cosiddetta ‘banda dell’abbraccio fatale’.

Il modo di operare è sempre lo stesso e prende di mira i soggetti più indifesi, principalmente gli anziani. Un gioco da ragazzi per i rom portare avanti l’attività criminosa cui sono più abituati, quella del furto e della rapina. L’ultimo fatto in ordine di tempo è stato la settimana scorsa a Pienza quando, nella tarda serata, un anziano di 88 anni è andato a denunciare ai carabinieri che poco prima, in pieno centro, era stato avvicinato da una sconosciuta sui 30 anni, robusta e di carnagione olivastra che gli si era avvicinata con la scusa di conoscerlo e quindi di abbracciarlo, dopodiché gli aveva strappato con violenza l’orologio dal polso ed era scappata a piedi.

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Albertino Olivieri – questo il nome della vittima – , classe 1928, aveva provato a rincorrere la ladra ma era caduto riportando diverse contusioni oltre al grosso ematoma sul polso sinistro causato dalla violenza della rom nello strappare l’orologio, un Lorenz del valore di un migliaio di euro.

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Questa la mattina a conclusione delle indagini, i carabinieri di Pienza hanno denunciato Mirela Vadula, rom di 26 anni appartenente alla cosiddetta ‘banda dell’abbraccio fatale’ già nota alle forze dell’ordine dell’Italia centrale per reati analoghi compiuti negli ultimi mesi tra le Marche e la Toscana. Proprio dalla Procura di Pesaro, nei primi giorni di maggio, era partita l’autorizzazione per la pubblicazione delle foto della stessa Vadula e degli altri componenti della banda: tre, in tutto, i rom riconosciuti e identificati dopo vari reati contro il patrimonio. Insieme alle immagini del volto dei tre: Monica Ionita, Mirela Vaduva (entrambe 22enni) e di Printu Vaduva (24enne), sono state rese disponibili anche due fotografie della Bmw con targa straniera utilizzata dai malviventi in occasione dei loro colpi. E proprio grazie a queste foto Il signor Olivieri ha riconosciuto la donna che gli ha strappato dal polso l’amato orologio.

 

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I tre erano stati condannati e tenuti in carcere qualche giorno poi posti ai domiciliari nel campo rom di San Casciano Val di Pesa, dal quale provenivano. Ma lì non si sono mai presentati e sono tuttora ricercati.

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