La lapide del terremoto gemello: 1639 – 2016

Nell’ottobre 1639 due terremoti distrussero Amatrice.

Purtroppo non è la prima volta che Amatrice e Accumoli, paesi inerpicati sull’appennino tra Lazio, Abruzzo e situate su una faglia ad alta pericolosità sismica, vengono sconvolte da un violento terremoto.

Dopo la foIMG_3483rte scossa del 24 agosto 2016 è venuta alla luce una lapide di quasi 400 anni fa posta su una casa vicino ad Amatrice. La data e la scritta sono ben visibili: 16 IHS 42 , cioè 1642 Iesus Hominem Salvator, data di posa e richiesta di benedizione. Il 1642 non è una data a caso, quella casa fu ricostruita dopo i due drammatici terremoti dell’ottobre 1639. Le seguenti opere murarie portarono questa lapide a scomparire, ma il terremoto di pochi giorni fa quasi gemello a quello del 1639 ha riportato la lapide davanti agli occhi di tutti.

Infatti nell’anno 1639 si legge che i principi Orsini dovettero abbandonare la loro città ormai distrutta dal terremoto la cui scossa ebbe la durata di un quarto d’ora (così si legge sulle cronache del tempo) e provocò circa 500 morti (anche se molti corpi rimasero sotto le macerie) e danni compresi tra 400.000 e 1 milione di scudi dell’epoca. Il successivo 14 ottobre vi fu una forte scossa di assestamento.

Molti abitanti impauriti fuggirono nelle aperte campagne, dove furono allestite delle tende, mentre altri cercarono rifugio e conforto nella chiesa di San Domenico. Tra gli edifici distrutti e gravemente danneggiati vi furono il palazzo dei principi Orsini (i quali al momento del sisma si trovavano fuori città), il palazzo del Reggimento, la Chiesa del Crocifisso, e altre case. Vennero organizzati rosari e processioni dalla popolazione rimasta per invocare la fine delle scosse sismiche. Ci furono gravi perdite anche del bestiame (principale fonte di reddito dell’epoca), che costrinsero la popolazione ad emigrare verso Perugia, Roma e Ascoli Piceno.

La distruzione del terremoto venne minuziosamente descritta in una relazione pubblicata da Carlo Tiberi del 1639, successivamente riveduta ed aggiornata in una seconda edizione dello stesso anno.

Gabriele Ruffoli