Bici elettriche, ci piacciono o no?

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Più di duecento abbonamenti in un mese. L’idea del bike sharing a Siena sta piacendo, i numeri iniziali sono positivi. C’è interesse per quelle biciclette posizionate in tredici differenti punti della città. Tanti senesi transitano dove si trovano questi mezzi elettrici di colore bianco, li osservano incuriositi, ne parlano con amici e conoscenti. L’amministrazione comunale ha puntato molto su questo aspetto. Che non sarà certo una novità storica per la città di Siena, anche se l’intento di chi ha pensato tutto questo è, pian piano, quello di modificare l’idea della mobilità dei cittadini. Non una cosa da poco, quindi. Meno autovetture e maggior utilizzo di mezzi non inquinanti, siano essi le biciclette o un autobus.

E’ ancora presto per dire se questo risultato sarà raggiunto. Anzi, quanti utilizzano questi mezzi elettrici per le vie di Siena vengono ancora oggi osservati e guardati con un misto di approvazione ma, anche, di simpatia che a volte avvicina l’ironia. Perché diciamolo: a Siena non c’è l’abitudine diffusa di utilizzare la bicicletta per quelli che sono i nostri spostamenti quotidiani. Sì, chi ama il ciclismo può utilizzare la propria bici per andare nel fine settimana a fare un divertente e piacevole giro nelle meravigliose strade del Chianti, tanto per fare un esempio. Ma chi di noi va abitualmente a fare la spesa in bicicletta? O chi utilizza questo mezzo per andare al lavoro? La risposta è: lo fanno in pochi.

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Se questo numero crescerà potremo dire che l’obiettivo verrà raggiunto. Intanto qualcosa si muove. Perché molti degli oltre duecento senesi che già hanno scelto di fare l’abbonamento al servizio “Si pedala” utilizzano questi veicoli proprio per svolgere le proprie mansioni quotidiane. E allora vedi senesi che posizionano la busta della spesa nel cestello della bici, poi riposizionano il mezzo nella rastrelliera e tornano verso casa.

Qualcosa, come scritto, si muove. L’abbonamento annuale costa 30 euro ed in questa cifra sono calcolati anche 5 euro che saranno utilizzati per il servizio. Perché la prima ora di utilizzo del servizio è sempre gratuita; la seconda ora costa un euro, dalla terza in avanti si pagano invece due euro ogni sessanta minuti.

Fare l’abbonamento non è un a seccatura, anzi. Si entra nella sede della Siena Parcheggi, sotto viale Curtatone, scendendo le scale che portano verso lo stadio Franchi. Gli addetti al servizio ti seguono e ti spiegano tutto quello che c’è da sapere: e questo non è un elemento tanto usuale o scontato. Fare l’abbonamento è comunque un’operazione piuttosto rapida, e negli addetti a questo servizio leggi e vedi la voglia di farti conoscere al meglio come questi veicoli funzionano. Non c’è molto da sapere, ma qualcosa sì. E la spiegazione è assolutamente utile.

C’è da capire come fare per accendere la bicicletta, come azionare la pedalata assistita (la cosa migliore è sistemare il comando che si trova sulla sinistra sul numero 3, vale a dire il massimo aiuto che viene fornito al ciclista) e naturalmente come fare per prelevare la bici dalla rastrelliera (passando la tessera dell’abbonamento sulla colonnetta laterale alla bici) e come, alla fine, risistemare lo stesso mezzo al suo posto. Gli addetti spiegano tutto, con calma e con la soddisfazione di vedere che le loro parole vengono seguite con attenzione proprio perché il servizio interessa e piace.

bici-elettriche-Siena-bike-sharingPoi è il momento di pedalare. Non passa molto tempo accanto alle bici che ecco arrivare qualche senese a prendere o a riportare uno dei veicoli. E allora capita di scambiare qualche parola. “E’ la prima volta che utilizza la bici elettrica? Come si è trovato? Quale tragitto ha fatto? Le sembra un buon servizio?”. E le risposte esprimono e dimostrano quasi sempre soddisfazione. Sì, il servizio piace.

E allora cos’è che non piace? E quali sono i problemi che ancora si registrano? Beh, non tutti ancora hanno capito alla perfezione come si riposiziona una bicicletta dopo l’utilizzo. Non riposizionando correttamente il mezzo può capitare di vedere continuare a scorrere il “tassametro”: si continua, insomma, a pagare in quanto il sistema non riconosce e non capisce che effettivamente noi la bici l’abbiamo riportata e che abbiamo finito di utilizzarla. E poi le strade, quelle senesi, che certamente in molti punti del centro storico e non solo non sono proprio adatte per la circolazione in bicicletta. Non parliamo in questa occasione del terreno quasi mai pianeggiante quanto del fatto che non molte sono le corsie dedicate a questo veicolo (ci viene in mente, tra le poche, il pezzetto di strada dal Prosperino Caffè fino a San Domenico) e che spesso le strade strette non assicurano grandi spazi di manovra per chi decide di muoversi in bici. E poi non c’è ancora l’abitudine da parte dei guidatori senesi a vedere biciclette lungo la strada. Ma se queste aumenteranno crescerà anche questa abitudine. Qualche passo in questa direzione è già stato mosso.

Gennaro Groppa