Mors tua vita Pea: e se vi mandassi tutti a quel paese?

mors tua vita …Pea

Se questa è Roma, e credo sia solo un cicinin appena meglio, mi sa tanto che finirà tutto molto ma molto presto. Forse già lunedì. Cioè prima della Nba e del titolo che andrà a San Antonio o resterà a Miami. E comunque, 4-0 o 4-2, potete già incamminarvi perché siete in tanti a dover andare a quel paese. Dove ricordatevi di dire che vi ci ho mandato io. Con la coda tra le gambe e le orecchie d’asino. Senza far tante storie.
A uno a uno. In fila indiana. Ginocchioni. Rigorosamente a digiuno da una settimana. Uno morsicando il culo dell’altro. A occhio e croce sarete un paio di milioni, cretino più cretino meno. Tutti in malafede. Imbroglioni e accidiosi. Pezzenti e cialtroni. Sino a ieri ci avevate infatti raccontato la storia che i migliori della stagione erano stati Frank Vitucci, Gigino Datome, Achille Polonara e uno dei due Gentile, Alessandro o Stefano, ma possono andare bene anche il padre e la madre o il manager e il suo sottopancia che li accompagna dovunque, anche dalla fidanzata brasiliana, perché non fa bene peccare il giorno prima della gara. Lo dicono anche Ciccobello e Sbuffa mentre nel salottino di Sky sferruzzano a maglia come due zitelle: un dritto e un rovescio, ogni due per tre strillando. L’importante è che i numeri uno non fossero di Siena e men che meno che occupassero uno dei tre posti sul podio. Ma adesso che Vitucci è stato messo nel sacco da Luca Banchi prima ancora di poter dire “gatto” ed è diventato Mortucci. Ora che Pollonara ha raddoppiato le elle del suo cognome e avrete finalmente capito perché l’amato cittì lo taglia in nazionale come ha sempre fatto Gamba con l’odioso Vescovi. Adesso che David Moss ha messo le manette ai polsi dello smarrito Datome da Montebelluna, provincia di Treviso, e ha dimostrato che fa bene fare l’amore anche 365 notti all’anno se poi salti come un grillo sopra la testa di tutti. E attacchi come Hairston e difendi cento volte meglio di Langford. Ora che pure i fratelli della Reggia, figli del Bonsai di Caserta, si sono convinti che il più bell’affare dell’anno l’ha fatto Messer Ferdinando Minucci soffiando alla Milano degli sprechi quel Daniel Hackett dal quale il piccolo Gentile deve anche imparare ad essere umile e generoso. Adesso che vi prenderei tutti a calci sul sedere, come la mettiamo? Vi canto la canzone di Alberto Sordi : “Te c’hanno mai mandato a quel paese? Sapessi quanta gente che ce sta’. A te te danno la medaja d’oro e noi te ce mannamo tutti in coro. E va. E vaaaa “. E qui mi fermo perché domani mi devono sturare le coronarie dal fumo di trecentomila Marlboro e il cardiologo-amico si è raccomandato di non arrabbiarmi troppo. E soprattutto di non tornare a fumare.

 

A Messer Minucci nessuno può dare consigli: piaccia o non piaccia, è tre giri di pista davanti agli altri e almeno due spanne sopra a tutti. Però lo sapete: il proibito mi affascina più di qualsiasi altra cosa al mondo. E allora mi sono permesso l’altro giorno di suggergli l’allenatore ideale per il prossimo anno: Don Gel Scariolo. No, non ero di colpo impazzito. E’ che ero arciconvinto che questa sarebbe stata la soluzione ideale perché Siena non corresse il rischio di rivincere tra dodici mesi l’ottavo scudetto consecutivo. Visto che il settim(in)o consecutivo è già in sala parto e persino i Besciamella (ma senza sale) della Gazzetta ammettono a denti stretti che è ormai solo questione di ore. Non vi sarà del resto sfuggito che già sabato il Chiabo ha scritto: “Di che cosa si senta derubata Varese non si sa” e l’Arturi, che purtroppo non è parente nemmeno alla lontana dell’Arcuri, ha cercato persino nel suo acquarello domenicale di correggere il tiro sulla Montepaschi dopo averle scaricato addosso per un anno intero tonnellate e tonnellate di letame. Peccato che il tempo massimo per le retromarce sia finito da un pezzo assieme a quello delle scuse. Né è bastato il titolo in prima pagina di ieri “Siena ancora grande: Roma ko”, che pure deve essere costato chissà quale prezzo al giornale in rosa, per riuscire a convincere i contradaioli a tornare a comprare il quotidiano che tifa Milano e dall’Armani riceve quintali e quintali di pubblicità ogni due giorni. Proprio come le partite di finale dei playoff. Si è giocato martedì, si rigioca stasera. Di nuovo nel palazzetto della capitale che speriamo resti in piedi. Se invece volete sapere perché li chiamo i Besciamella (ma senza sale) prima o poi vi accontenterò. Nel frattempo cominciate a pensare quale sapore ha la besciamella. Sa di nulla. Giusto. E senza sale? Sa ancora meno. Intanto, cari senesi, dovete iniziare ad abituarvi all’idea che Luca Banchi alleni l’anno prossimo l’Armani e che Paperoga Crespi, ormai dissociato dalla Banda Osiris, ma non ci credo, prenda il suo posto. Perché Messer Minucci, che pure mi vuol bene, non mi ha dato retta e ha lasciato che Don Gel s’accasasse al Vitoria. Che non è proprio la sua squadra visto che, di vittorie in casa, Scariolo con Milano non ne ha raccolte manco una per ben cento giorni di fila. Il che non è da tutti. A meno che non si nasca fenomeni. Come l’Obradovic che ha raggiunto l’accordo di sedere sulla panchina del Fenerbahce per quattro milioni d’euro a stagione. O il Gas Gas che ogni giorno mette sulla Gazzetta un annuncio: “Cercasi squadra, altrimenti resto a Cantù”. E la Cremascoli si spara. O il Livido Proli il quale pensava che Pianigiani s’accontentasse delle sue elemosine per allenare Milano, ma il mio Nazzareno non è mica un morto di fame e soprattutto la sua dignità ha un prezzo che neanche Armani può permettersi di comprare.