Il rettore Riccaboni: “Non vendo Pontignano”

Certosa di Pontignano

Sono passati due anni dall’insediamento del rettore dell’università Angelo Riccaboni. Ventiquattro mesi terribili per l’ateneo che, in fondo al tunnel, vede un po’ di luce. L’arrivo a Siena del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e del presidente del consiglio Mario Monti è anche un riconoscimento, e lo hanno detto, dell’opera del rettore.

Professor Riccaboni, ha qualche capello bianco in più rispetto al 2010.

“Vero. Dipende dall’età o dal lavoro?”

 Dica lei.

“Sono stati due anni molto impegnativi ma la fase acuta della crisi è passata. L’università di Siena non è più il brutto anatroccolo. Due anni fa, ogni mese, non si sapeva se sarebbe stato pagato lo stipendio. Era terribile”.

E ora?

“C’è una costanza dei flussi finanziari. Sappiamo quando arrivano i soldi da Roma. Poi sono stati presi alcuni provvedimenti come i prepensionamenti, la mobilità volontaria, la riduzione delle sedi esterne che hanno diminuito i costi”.

Quindi, un futuro roseo?

“Andiamoci piano. Ora il problema è l’università pubblica. Ce la farà a sopravvivere in un periodo generale di grande crisi? Per due anni esisteva il problema ateneo di Siena, ora lo scenario è uguale per tutti”.

In questi due anni ha trovato collaborazione delle istituzioni locali?

“Moltissima. La Regione Toscana ci ha salvato con l’acquisto del policlinico delle Scotte. Ma, in genere, tutte le istituzioni locali sono state vicine all’ateneo. Grazie a tutti davvero”.

Però vende gli immobili.

“L’asta per la vendita del palazzo Bandini Piccolomini è andata deserta. C’era da aspettarselo in un momento di crisi”.

Però riuscirà a vendere la certosa di Pontignano.

“Non ci penso neppure. Sta scherzando?”

Si è detto che l’università di Siena voleva venderla.

“Non vendo Pontignano. La certosa sarà un elemento importante del rilancio dell’ateneo. E’ un luogo unico. E’ vero che bisogna stare attenti ai costi di gestione, che sono piuttosto alti, ma attorno alla certosa si può costruire il futuro dell’università di Siena”.

Che può essere un punto di sostegno importante alla sfida per Siena capitale della cultura.

 “Certo. Me lo ha detto anche Romano Prodi. Siena ha una forza di attrazione in Italia e nel mondo. Ora che il bancomat non si può utilizzare bisogna fare uno sforzo di fantasia e l’università è pronta a dare concretezza ai sogni”.

 A proposito di sogni, gli studenti vengono a Siena per sognare un futuro. Si stanno iscrivendo?

 “Lo sapremo a fine mese ma i primi numeri sono positivi pur in un quadro nazionale di crisi”.

 I dipendenti si lamentano per il taglio economico accessorio.

“Per erogarlo occorreva che i revisori dicessero che l’importo era giusto. Ora c’è la certificazione dei revisori e pertanto si può iniziare la discussione, per il 2012, con i sindacati. Discuteremo sui criteri ma sono fiducioso”.