Mors tua vita Pea: gli arbitri vestono Armani o Prada?

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Tonino Zorzi mi giura che la palla sulla scivolata a canestro di Cook era ancora in parabola ascendente quando Clark l’ha stoppata e Carmelo Lo Guzzo, il peggior arbitro di tutta la storia dei playoff italici, s’è affrettato ad assegnare i due punti a Milano. Sinceramente io non saprei cosa dire, ma come faccio a dar torto al mio Paron? Mai e poi mai. Certo è che senza quei due punticini la partita come minimo sarebbe andata al supplementare visto che la grande Armani ha in fondo vinto 82-80 e non 91-75 come ieri ha fatto Siena con le mani in tasca a Varese. Piuttosto Clark si è lamentato per il fallo subito da Cook nell’ultima bomba a fil di sirena e qui lo schiaffetto del play di Don Gel al polso di Kiki l’hanno visto anche dal loggione del Palaverde. Altrimenti è fuor di dubbio che Clark il ferro del canestro l’avrebbe almeno preso, ma non c’era la Rai, nelle faccende di Pesaro affaccendata, e quindi nemmeno il replay che avrebbe tagliato la testa al toro: tre tiri liberi per la Reyer e chissà come sarebbe andata poi a finire. Magari la serie si sarebbe anche allungata a gara quattro che Venezia, come Pesaro, si sarebbe senz’altro meritata di giocare. E invece stasera sul parquet dei quarti dei playoff è solo Scavolini-Bennet per la diretta delle 20.30 su Rai Sport 1 e non Venezia-Pesaro come è scritto, forse per depistarmi, sulla guida tv di Sky che del nostro basket più non s’intriga. Come io – lo sapete – di Rovigo. E di Tranquillo.

Di Don Gel mi devo invece ancora occupare, anche se ne farei molto volentieri a meno, perché non mi va che mi voglia far passare di nuovo per scemo come quella volta che per posta elettronica mi smentì d’essere in trattativa con Milano e men che meno con Livio Proli. “L’unico progetto che mi convince è quello di Siena” ebbe allora a dire. E difatti s’accasò di lì a un paio di mesi con l’Armani e non ebbe neanche la bontà di darmi poi soddisfazione ammettendo che non mi ero sbagliato e che la mia non era stata “una colossale cantonata presa”. Così adesso non può per due o tre fischi (forse) sbagliati, o che a lui sono sembrati contrari, volermi convincere che l’impero della Montepaschi non è ancora caduto solo perché lo tengono sempre in piedi gli arbitri. Ora è chiaro che vuol tirare l’acqua al suo mulino come ha già tentato di fare quando allenava il Real Madrid, e non i Marcelos Ferial, contro il Barcellona, e quella volta gli andò bene, o quando, come mi ha ricordato un amico bolognese, stava seduto sulla panchina della Fortitudo e volle far credere al suo padrone, l’Emiro Seragnoli, che lo scudetto l’aveva perso proprio con Milano non perché la sua squadra non sapeva da che parte si cominciava ad attaccare la zona di Tanjevic, ma perché gli arbitri erano tutti schierati dalla parte di Bepi Stefanel e del grande Boscia. Ad onor del vero, e per dirla papale papale, nemmeno l’altra sera la sua Armani ci ha capito qualcosa contro la 1-3-1 di Mazzon e difatti ci avrebbe lasciato le penne se nel finale Szewczyk non avesse commesso un ingenuo fallo in attacco e Bowers e Clark non avessero puerilmente perso due stupide palle favorendo i canestri di Melli e Gentile.

Ovviamente questo nessuno l’ha scritto. Vuoi perché in 12 righe sul Corriere della Sera non si può raccontare una partita. A meno che non sei Focherello Fuochi al quale riescono anche i tripli salti mortali con doppio avvitamento su Repubblica. Vuoi perché trequarti della stampa nazionale si è stufata che vinca sempre Siena e si è coalizzata con Scariolo. E allora viva Milano, che ha ottenuto “una vittoria da grande squadra, l’undicesima di fila”, e nessun accenno al fatto che, come sostiene il Paron, la stoppata di Clark fosse regolare o che l’ultima tripla di Kiki meritasse tre tiri liberi. Però lasciatemi almeno pensare che, se i due fischi avessero invece favorito la Reyer, Don Gel non sarebbe più stato nella pelle e ci avrebbe seppellito di filmati, come già fece nelle finali-scudetto del 1996 vinte dalla Stefanel, analizzando i quali avrebbe inequivocabilmente dimostrato al mondo intero l’esistenza di un chiaro complotto di Siena contro Milano. Come no? L’importante è che riusciate a convincere di questo anche quei tifosi veneziani che durante la partita hanno srotolato in curva uno striscione in cui era scritta un’altra (loro) verità: Facchini veste Armani. Forse perché al Forum domenica Facchini ha fischiato tre falli a Szewczyk in meno di un minuto? O perché al buon polacco ha appioppato pure un tecnico per essersi dondolato più di un secondo aggrappandosi al ferro del canestro? O perché nell’ultimo periodo la Reyer non è andata mai in lunetta, mentre Milano ha complessivamente tirato la bellezza di 36 tiri liberi dei quali 30 realizzati contro la miseria degli 8 segnati dall’Umana? Tre indizi di solito fanno una prova, ma io preferisco ancora e sempre credere che gli arbitri italiani vestano Prada e semmai dar retta a chi mi segnala che Paperoga Crespi, l’ex coach di Casale, è stato in fretta e furia arruolato dall’Armani per dare un occhio all’under 19 e, già che c’è, anche per insegnare a Scariolo e a Frates come si attacca la 1-3-1. Ma non avrebbero fatto prima a chiederlo a Peterson o a Casalini?