Mors tua vita Pea: E’ girato il vento, urlava Scariolo…

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Strillava così forte da coprire le parole dello speaker che pure ha una voce squillante che spacca i timpani, ma l’hanno sentito persino lassù, in piccionaia, tant’è che una signora con il foulard dell’Istrice ha subito chiesto preoccupata al marito: “Ma che dice? Che è girato il vento? E chi sarebbero i morti? Noi di Siena? Eppure mi sembrava un ragazzo così corretto, educato, insomma per bene. Coi capelli sempre in ordine e la cravatta sempre a posto, non come quello sbrendolone del Trinchieri”. In verità conosco Sergio Scariolo da quando ancora faceva l’assistente a Brescia dell’indimenticabile Barone Sales. Venticinque anni fa o anche più. E mai l’avevo visto uscire così perdutamente dai gangheri e dal seminato. Ma perché di grazia? Semplicemente perché ha dovuto recitare domenica una parte che lui per primo sapeva benissimo di non essere capace di sostenere, ma l’ha voluta l’interpretare lo stesso e allora adesso non si lamenti se la sua sceneggiata al termine del secondo quarto è stata un fischiatissimo e clamoroso fiasco.

 

Urlava così forte il cittì di Spagna che ancora non capisco come Wertherone Pedrazzi non abbia potuto sentirlo e non narrarlo con la solita (e solida) onestà intellettuale ai lettori del Corriere della Sera. Evidentemente, tra un tempo e l’altro, deve essere andato a bere un caffè, o a fumarsi all’addiaccio una maledetta sigaretta in santa pace, e quando è rientrato nel palasport qualcuno della Banda Osiris gli ha raccontato il fattaccio addolcendoglielo con un sacco e una sporta di zucchero-velo. Altrimenti non avrebbe mai liquidato la vergognosa piazzata del Sergino di Armani in tre righe e un’incipriata col batuffolo di piume di cigno: “Fischia Taurino, raddoppia Sahin: sono due falli tecnici a Fotsis e Scariolo…”. Tutto qui. Se invece mi domandate perché il Chiabo abbia aggiunto solo mezzo dado alla sua minestrina agglutinata condividendo e elogiando addirittura il comportamento di Scariolo “per la lucidità con la quale s’è andato a cercare un tecnico a tempo scaduto da sommare a quello di Fotsis”, in questo caso il discorso sarebbe troppo lungo da fare e adesso non ne ho assolutamente voglia. Ricordo solo che tra lui e Orate Frates esiste un’amicizia a prova di bomba talmente cementata da anni e anni di militanza alla celebre Band del Lambro che merita comunque tutto il mio rispetto anche se la penso sempre all’opposto di loro.

 

Sbraitava contro gli arbitri così forte il coach di una Milano che per la Gazzetta ha perso in campionato otto volte, mentre a me risulta nove, cioè due più della mia Venezia, ma non importa, che la Tigre m’ha telefonato da casa che era furibonda: “Digli a quello di smetterla d’urlare come un matto che mi sveglia Rocco che ha un po’ di diarrea e ha appena preso sonno”. Domani il mio amore di nipotino compirà cinque mesi e, da quando è nato, la Juve non ha mai perso: è un segno del destino? Senz’altro. Così come non può essere un caso che Chiabo e Frates, ma anche Cicciobello e Gas Gas Trinchieri siano tifosissimi del Diavolo e quindi è molto difficile che con loro anche sul resto possa andare d’accordo. Però non posso nemmeno tacere su quel che ho visto e sentito l’altra sera al palasport di via Sclavo liquidando il tutto con una frase fatta: “Si è giocato in un clima già da playoff”. Ho visto infatti che tenevano in tre Fotsis che voleva chissà cosa fare e dire ai tre arbitri. Ho visto Scariolo affrontare a muso duro Taurino mentre invano Frates cercava di calmarlo e ho sentito che gli urlava in faccia: “Vuoi capirla o no che è girato il vento e che Siena è morta?”. E non aggiungo altro solo perché, se anche in alcun modo le giustifico, capisco che le gratuite offese di Sergio alla Montepaschi non sono tutta farina del suo sacco, ma semmai la frustrazione di un tecnico che è stato pure lui coinvolto da un isterismo mediatico solo italiota che vuole negare a Siena la sua sovrana e indiscutibile grandezza da più di un lustro a questa parte.

 

Ho visto anche un’altra persona per bene come è senz’altro Gianluca Pascucci, amministratore delegato e general manager dell’Emporio Armani, che avrei giurato incapace di fare del male ad una mosca, fiondarsi sul parquet, dove non aveva neanche il diritto di mettere il naso, e inveire con i direttori di gara cercando di sfilarsi la giacca di dosso neanche volesse buttarla in rissa o finirla magari a cazzotti. No, di solito così non si fa, avrebbe canticchiato a proposito Lucio Battisti. Nè è mai successa una cosa del genere nel nostro basket nemmeno negli anni in cui la Milano di Peterson imperava e tutti i piccoli uomini le davano contro sostenendo che stravinceva perché gli arbitri lasciavano menare Meneghin e Gallinari a più non posso. In verità io domenica a Siena ho anche visto, specie nel secondo tempo, mettere le mani, la pancia e le ginocchia costantemente addosso semmai a David Andersen e gli arbitri far finta di nulla. E hanno fatto bene, anzi benissimo. Perché se avessero fischiato tutti quei i falli, la partita non sarebbe ancora finita e la Montepaschi non sarebbe già salita sul pullman che la sta portando a Varese per l’ennesima partita che trequarti della stampa italiana vorrebbe che perdesse. O mi sbaglio?